lunedì, marzo 07, 2011

Il biotestamento alla Camera    7 marzo 2011

Il disegno di legge sul testamento bologico, che approda questo pomeriggio nell’aula della Camera “è il presupposto di uno stato etico” …

“…. Scegliere come morire è parte essenziale della vita e fa parte della libera scelta di ciascuno di noi…..” Emma Bonino.

NE SIAMO CERTI?????   COSA SI INTENDE PER TESTAMENTO BIOLOGICO

È’ chiamato anche con il nome Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT), è un documento che una persona adulta capace d’intendere e di volere scrive indicando i trattamenti a cui desidera o meno essere sottoposta nel caso in cui perdesse la capacità di decidere. L’idea alla base del riconoscimento giuridico delle DAT è semplice: così come il medico può applicare una determinata terapia o procedura diagnostica al paziente perfettamente cosciente solo dopo averne ottenuto il consenso informato, altrettanto si deve poter fare quando le cure devono essere applicate a pazienti non più capaci d’intendere e di volere. Con le DAT si promette, come recita un efficace slogan, la libertà di cura per tutti. Con il testamento biologico si deve decidere per una cosa che forse avverrà nel futuro, si deve decidere se ricevere tutta una serie di trattamenti da applicarsi in un numero oltremodo ampio di circostanze e non si sa quale sarà il medico che dovrà recepire le DAT, cioè che idee avrà nei confronti del testamento biologico. Studi clinici, poi, dimostrano che nell’arco di soli due anni il 20-40% delle persone cambiano idea sui trattamenti che desiderano ricevere. Si cambia opinione perché sono mutati la salute fisica o psichica, il supporto sociale, le informazioni e altro ancora.


Un uomo di 75 anni, ancora molto attivo, giunge al pronto soccorso per un improvviso dolore al petto; la diagnosi è infarto del miocardio. Il medico legge sul suo testamento biologico la volontà di non essere rianimato se questo serve solo a prolungare il processo di morte. Viene attuato il ricovero, le normali terapie e scritto in cartella: «non rianimare». Dopo qualche ora il dolore al petto aumenta, suda, il paziente perde conoscenza, ma fa in tempo a chiedere aiuto premendo il campanello. Il medico del turno successivo vede la fibrillazione ventricolare in atto e si accinge ad usare il defibrillatore, ma una infermiera lo ferma: «non vuole essere rianimato», dice al dottore, che però non si dà per vinto, nella concitazione allontana l’infermiera, sta per defibrillare il paziente, ma viene bloccato fisicamente dal capo-infermiere. Il paziente viene dichiarato morto.

1) quando il signore firmava il testamento biologico immaginava che in quel momento stava rinunciando alla possibilità di salvarsi?
2) qual era la vera volontà: quella dichiarata sul foglio, o quella espressa nella richiesta di aiuto?





RICORDA


«C’è un’insopprimibile distanza tra la manifestazione di rifiuto [delle terapie] e il momento applicativo di tale volontà, tra la situazione inesistente-ipotizzata-immaginata e la situazione esistente-concreta-reale. Il salto non è solo cronologico, ma anche psicologico (il soggetto può aver cambiato idea, avere una percezione diversa dei problemi; possono mutare le condizioni alla base del rifiuto…) e strumentale (gli strumenti offerti dalla medicina possono mutare, diversificarsi…)».


(Carlo Casini - Marina Casini - MariaLuisa Di Pietro, Testamento biologico. Quale autodeterminazione? Società Editrice Fiorentina, 2007, pp. 101-102).annella, c'è "un solo termine


Tratto dal periodico “ILTIMONE”





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